Le luci accese somigliano a tanti occhi curiosi Che osservano il cambio d'abito veloce della città che cambia che muta che lavora che filma. Le luci della sera, una dopo l'altra.
A volte sembra d'essere soli, solo un po'... eppure al mattino è quello che ci vuole, che mi fa star bene. Camminare solo in uno spazio solitamente pieno di persone. Ecco, quell'ora prima, di accendere le luci, di aprire la porta, è tutto mio. E vi passeggio dentro, nel silenzio.
Alcune volte basta un po' di dolcezza, lo zucchero, le uova, la farina, frutta, latte, tutto a piacimento, senza ricette già scritte. Un po' di dolcezza, morbidezza, gola e gusto. Ogni tanto serve, ne sentiamo il bisogno per stare bene. Panna e frutta, la morbidezza e il gusto, coccole che forse adesso sono troppo nascoste. Una torta, ecco. Tutto passa.
La mattina che non vuoi cominciare che i pensieri arrivano tutti insieme e tutti veloci. Tutti che fanno male a scale differenti. Mi serve qualcosa, qualcosa di piccolo che mi faccia star bene. Un posto di tranquillità, un caffè, due amici. La mattina che non vuol cominciare, adesso si...
Accendo le luci tolgo il buio dagli angoli di casa. Luci calde, morbide. Luci che mi stanno addosso come un abito leggero che indosso per star bene. Luci soffuse che mi fanno compagnia.
È sempre un gioco di specchi di riflessi e luci e ricordi che se ne vanno ormai lontani. Un gioco di luci e specchi lampadine accese e poi spente. E sprechi.
Le luci là in fondo sull'orizzonte da dove le guardi sembrano più belle. Le luci stesse entrano ed escono dalla finestra. Intermittenti. Intermittenti illuminano stanze, cose. Forse un faro... un vecchio albergo, un vecchio lampione forse. Solo e stanco ormai. È tutto fermo come in un presepe allestito tutto l'anno. Uno di quelli che si osserva un po' da terra un po' dal mare.
"Passa solo un refolo di vento leggero, sottile, entra nello scatto, nello specchio d'acqua. Fotografo il cielo sulla botte, specchio di una giornata."
Lo aspetto, da sempre. Davanti la finestra, osservo. Aria calda e aria fredda, il vento ... Cambiano le luci, i rumori, cambiano le sensazioni, le paure eppure ... eppure è difficile starci lontano, aspettare quell'attimo in cui la sera più buia si illumina a giorno.
La sera certo, quel momento in cui tutto si spegne, esco di nuovo sotto il cielo buio. Massì, guardo in alto che di luce ce n'è forse di più che qui sotto. La sera certo, quella che mi aspettavo, quella che mi aspetta.
È quel profumo così, così profumato e pungente. Spezie, limone o cannella magari. Profumo di estate, di orti sotto casa, di pomodori e mozzarella, di casa. Il profumo dolce e pungente dell'estate.
La notte è una notte placida. Un angolo silenzioso Dove anche l'acqua scorre e scorre piano. All'improvviso non c'è più nulla solo il silenzio, i riflessi di luce che si mescolano, l'acqua. È notte.
L'occhio che guarda lo sguardo che fugge una lacrima che scende il tempo da scordare ricordi che vanno e vengono bianco e nero l'essenza in una lacrima.
Meglio guardare sempre un po' più su, cercare una nuvola cui dare una forma è una immagine, l'angolo più azzurro del cielo, quello coi colori che sembrano rubati.
Quell'istante prima di partire, quello in cui tutti i pensieri si concentrano assieme. Quello in cui sei solo che aspetti il tuo treno, per iniziare il nuovo viaggio.
C'è tutto per fare bene C'è tutto per stare bene come una volta come quando era tutto meno precario come prima di adesso che di tutto qualcosa deve sempre rimanere. C'è tutto per staccare spina e testa C'è il sole ma più del caldo regala la giusta luce al nostro tavolo.
Cerco la tranquillità dell'acqua, il suo scorre lento e sicuro, lento e sicuro. Anche se il tempo attorno cambia argini, profili. Cerco la tranquillità dell'acqua, un riflesso, il sole.
Osservo, guardo. Come sentinella del nostro castello. Osservo, studio. Guardo riflessi, correnti, rami portati dal tempo ancora prima della corrente. Difendo, vite, sorrisi, castelli che hanno fondamenta, giorni, vita. Osservo, con il passare del tempo.
Servono poche cose in fondo. L'idea, una a caso. Un po' di tempo, poco dopotutto. La matita che segue la mano. Colonveloci su carta, cartoncino, buoni per fissare l'idea, l'immagine che ne esce. Servono poche cose.
Milano è una foto appena arrivi, il mattino con il cielo terso il Duomo che dorme ancora. Uno scatto e una telefonata. Una mattina d'estate che il caldo è pesante, la metro che passa, una foto da mandare appena prima di cominciare. Milano è la tua città, quella che vorresti anche qui.
Da qui guardo verso il mare (Un po' lontano ma a portata di mano) guardo il mondo con occhi diversi come un bambino finalmente cresciuto Cerco di capire qual'è il giro del vento attorno a me che da qui riesco a sentire l'aria del mare che profuma di ricordi... Ricordo vecchi pontili e strani gabbiani e cerco piedi nuovi con cui attraversarli... da qui arriva tutta l'eco di quelli che è stato e che so che non torna... Porta il mare di bassa stagione quando basso è anche il sole e uno scatto che ferma un'immagine...
L'uomo che cammina guarda avanti guarda oltre senza fretta; c'è un orizzonte qualcosa oltre la linea il tempo ne ha scalfito i contorni l'uomo che cammina ha l'andatura pesante di chi oltre la linea non ha orizzonte. La strada s'incolla alle suole è l'orizzonte che svanisce in un altro orizzonte; l'uomo che cammina ha la fatica nei piedi non sa dove arriva la sua strada ha perso le tappe su altre strade.
Ho fatto la fatica dello scalatore solo per cercare di trovarti ancora dove ti avevo lasciato. Mi sono arrampicato su vette nuove ricoperte di neve antica. Ho ritrovato l'equilibrio solo per poter perdere di nuovo ...
È un risveglio pigro, uno di quei risvegli da giorno di festa che osservi il sole entrare pigro fra le fessure delle finestre Uno di quei risvegli che ti fanno allungare le braccia dall'altra parte del letto per alzare un po' le lenzuola. Uno di quei risvegli da giorno di festa.
Ho mille pensieri diversi, colori diversi fra loro. Provo a legarli ad una persona, a qualcosa che mi faccia ricordare di loro fra un giorno o un anno. Ho i pensieri di sempre, quelli che proprio non se ne vogliono andare. E mi serve un sorriso, un tuffo, la sabbia fra le dita.
C'è un momento in cui scappo, provo a mettermi lontano da tutti. Ci provo che provo a pensare. Dovrei, dovrei sorridere di più. Lo riprendo a fare piano piano da qui, in riva al mare.