Il giorno dopo il temporale l'aria è fresca, pulita. Il cielo è azzurro che non sembrava più possibile. E poi il sole anche se è autunno se la nuova stagione è iniziata.
È un momento che il tempo ha una dimensione nuova come se non passasse come se i minuti fossero diversi. È un momento che il tempo deve essere a colori.
Uno alla volta li salirò, anzi li risalirò per tornare da dove son caduto perché da terra ho guardato in su e ho capito quali sono i passi corretti per raggiungere la cima.
Ti ho sempre disegnata, nei dettagli, nei ritratti, nelle cose più piccole. C'eri tu, il tuo pensieri, alla fine del tratto di matita. Una piccola coccinella, una goccia d'acqua, una briciola dopo colazione. Il sole che sorge, il sole che tramonta. Avevo bisogno di un dettaglio, una parte di te per non lasciarti andare via del tutto.
Il tempo che passa è un albero che cresce fra le pieghe dei giorni e degli anni. È un albero allegro che rimane dritto nonostante tutto attorno cambi. Il tempo che passa è una pietra di ardesia una radice con la gobba rami che si allungano verso un cielo che cambia colore com'è il profumo dell'aria. Il tempo che passa è un albero che cresce.
E' un pezzo di stoffa, quel cotone bello e morbido, che non da mai fastidio. E' un pezzo di stoffa, che si piega, si stropiccia e sembra non sciuparsi mai. E' "come quelli di una volta" perché e' quello di una volta, lo stesso di allora. E' un cencio segnato dal tempo e proprio il tempo vissuto lo rende unico e impossibile da lasciare andare. Ha la voce e il profumo di quella che fu casa, infanzia ed adolescenza ormai lontane.
Penso spesso a lei e mi sforzo di non provare nostalgia che quella ti frega sempre. Penso a quando e a come e a tutte le volte che la nostalgia mi ha messo all'angolo, alle volte che avrei potuto scrivere e non l'ho fatto. Non ho scritto, non ho disegnato, non ho pensato. Ho provato nostalgia un giorno, un mese e un anno e poi ho ricominciato. E sono caduto verso il basso senza accorgermi degli anni che non tornano più.
Li ho scritti per non scordare, per cercare di dare un senso ai miei ricordi, alla tua voce. Li ho scritti costruendo tutte le storie come se fossimo ancora assieme. A cucinare, a leggere e rileggere, disegnare, cucire un costume. Li ho scritti per farti vedere che qualcosa ho fatto, qualcosa so fare e portare a termine. Li ho disegnati e scritti e ricordati e fatti andare per la loro strada.
Una foto per gioco, per giocare e per brindare. Per compagnia anche se i chilometri che ci separavano erano tanti. Non ricordo il perché della foto, del messaggio. Ricordo che era importante fartela avere, brindare così a distanza che il sorriso stava andando altrove. Ecco, la mia ora del thè.
Ho un orizzonte davanti... uno di quelli che cerco ogni giorno dentro uno scatto, una macchina che passa, una canzone alla radio. Lo costruisco da solo quando mi fermo e ci penso e rincorro le parole e le immagini più giuste.
Un giorno come tanti con l'estate che se ne va piano piano. Solo i colori rimangono a ricordare i giorni che sono passati. E sono colori che sembra l'inizio e non la fine.