Insonnia metropolitana
Mi alzo, giro per casa a luci spente. Mi guardo allo specchio, mi sposto di lato, mi giro indispettito fra letto e divano a fasi alterne mentre dalla veranda guardo la luna che completa il suo ciclo notturno e va a nascondersi dietro le montagne ad ovest.
Ascolto un vicino, uno dei tanti insonni come me. Nel primo buio del mattino vedo il riflesso della sigaretta, la prima di tante nell'arco della sua giornata così come per me è il momento del primo di tanti caffè. L'insonnia in città ha un sapore diversa dall'insonnia in paese, una quiete ovattata per scelte di vita, ha lasciato spazio ad un caos altrettanto ovattato, fatto dai rumori di camion notturni sulla via del rientro, di serrande che si alzano, vite che riprendono, colpi di tosse nel vano scale di un condominio. Con le prime luci su tutti i rumori prevale il garrito di una rondine che ne richiama un altro poco più lontano, poi arrivano i gorgheggi dei passeri dal piccolo polmone verde che sopravvive in città, giusto davanti le mie finestre. È il segnale che la vita ricomincia, che il sole da est sta arrivando. Passeggio ancora un poco per casa, con la tazza di caffè in mano, distratto in mille pensieri e mille curiosità: il quaderno nero è ancora lì sul bracciolo del divano che aspetta nuove idee, nuovi appunti per la giornata che sta per cominciare che l'insonnia regala le idee migliori. Guardo il campanile spento muovere pigro le campane, annoiato pure lui dall'annunciare l'inizio del nuovo giorno. Poso il caffè, è l'ora di cambiarsi e uscire. La prossima notte prometto di dormire di più.
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