Storie Minime di Vita Quotidiana

Bastano pochi scatti, due passi veloci sotto la pioggia, a cercare un riparo improvvisato, profumato, delicato. Come un giorno di primavera  che il sole scalda appena. Storie minime di vita quotidiana - blog https://storieminimedivitaquotidiana.blogspot.com/?m=1

Sono giorni che ti guardo da qui da casa, dalla cucina, dal tavolo da cui scrivo. E leggo e passo le mattine aspettando albe sempre lontane. Ti vedo attenta alle piccole cose, dettagli, una foglia che cade, il quadro storto. Dettagli, piccoli.

È tornata a scorrere, lenta quasi timorosa. Scorre, sui sassi rimessi a nuovo, un'acqua nuovamente limpida. Fluisce verso altrove, sempre quello il punto ma altrove lungo il suo corso. Scorre.

Pupazzi. Regalano sorrisi, piccoli momenti  che cambiano porzioni di giornate che possono essere  altrimenti difficili. Pupazzi  In vetrina e sullo sfondo.

Un posto in prima fila, per non perdere una battuta, per applaudire lo spettacolo prescelto. Un posto in prima fila ad applaudire, ridere, sognare chi recita sul palco. Un posto in prima fila, un biglietto per lo spettacolo, quello che costruisco, giorno dopo giorno.

Il tavolo di legno mi dà quel calore che mi ricorda casa. Quel calore che ha il profumo  di un cappuccino  in compagnia la mattina, quando aspetti che inizi un nuovo giorno.

E potrà essere ancora che io e te ci rincontriamo  in uno spazio infinito o infinitamente piccolo che non riesci a trovarlo. Può essere accaduto che in un momento distratto ci siamo sfiorati per le vie di un centro città  che chissà qual'è o fra gli spazi chiusi di un negozio. Potrà essere che ci rincontriamo ancora, coi miei dubbi e le mie incertezze.

Gli occhi si accendono  i miei sui tuoi. Si accendono cercandoti  nelle piccole cose. I giocattoli dentro il cesto come bianco, i cartoni animati immobili alla TV; ho perso il conto dei giorni passati e loro con me. I capelli lunghi sulla schiena sono quelli dei giorni più belli. Belli e troppo lontani.

Avrei voluto disegnare come uno degli artisti di cui leggi sui libri. Quelli che da un particolare raccontano una storia con mille colori. Quegli artisti che hanno occhi capaci di guardare oltre, oltre i segni definiti sulla tela. Occhi che fissano nel tempo e nello spazio la vita che vedono.

Il silenzio è un ramo che accarezza dolcemente  una pizza d'acqua. Il passo leggero di un gatto nero dentro la notte. È una finestra che si apre sulla spiaggia. Il silenzio è una voce che ti parla  con immagini colorate. Diverse.

Il tratto più agitato sulla tela, tocca la musica e i bicchieri. Si riflette lo specchio come specchio dell'anima  che si nutre dello sguardo, di ciò che vede. Più vivo, vivace, curioso. Belle epoque a colori,  bellezza di un secolo che finisce, bellezza di un secolo che inizia. Lo sguardo di una donna  fissato sulla tela.

C'è qualcosa che mi rilassa, mi addolcisce i momenti di riposo. C'è un insieme ordinato di profumi e sapori, che accarezzano il palato. C'è un momento nella giornata  che allungo più che posso, senza scarpe, sorridendo. Ci sono dentro la fantasia e l'amore, per chi condivide il tavolo, per chi assaggia, per chi si rilassa come me. Mi rilassa perché a tavola il tempo si rallenta, si dilata e si ferma. Si posa sui profumi, sui sapori.

Ci siamo io e te da qualche parte del mondo. Quello che cerchiamo di costruire. Un giorno dopo l'altro  e dopo, un altro ancora. Dentro ci sono tutte le parole, quelle scritte e quelle dette. Ci sono quaderni, dentro gli zaini, sempre pronti. Le parole le ho cucire assieme  come una coperta per l'inverno. Che scalda se ci passi sopra la mano e il mondo per noi due è un lavoro in corso che corre fino in fondo. Un punto di cucito, un mattone lungo il muro. Ci siamo io e te da qualche parte nel mondo, a colori, che sorride, un giorno dopo l'altro  e dopo, un altro ancora.

Ho bisogno di un po' di luce, una di quelle sottili che entrano piano. Una di quelle luci sottili che entrano dall'alto, mi regalano un fascio di luce che si riempie di colori, riflessi. Un raggio di luce che entra a farmi compagnia.

Servono i colori, attaccati al muro, dentro a fondo nel cielo, un colore vivace e uno bianco e ripetere ancora, e ancora che i colori, i pastelli, i pennelli  fanno le giornate più belle.

Ad osservare immobile il tempo che passa lenti, goccia dopo goccia, pietra su pietra. Il tempo che passa spostando avanti le lancette, allungando verso l'alto  l'ombra di ore, giorni, momenti. Minuti immobili sul tempo che passa.

Mani grandi, che spostano pesi, che si tagliano, che si sporcano. Mani grandi, che accarezzano, che sfiorano, che scaldano e scrivono. Mani grandi, che cercano, che non trovano, che stringono. Mani grandi.

Il mondo andrebbe capovolto, messo sottosopra  per vedere da vicino quanto di bello abbiamo sopra di noi.

La curiosità  è una finestra aperta sulla città, una luce accesa  e camminare a testa all'insù. La curiosità è un decoro, una statua,  un arco. Marmi e balconi che osservano. La curiosità è tenere sempre le finestre aperte.

Ho solo voglia di scrivere, qualsiasi cosa passi da testa a carta senza virgole a fermarmi. È cura, terapia, passatempo, una casa dove star bene.

La tranquillità è nelle cose semplici, alzare gli occhi verso il blu, immaginarsi su di un'altana ad osservare mare e cielo.

Un cielo blu blu cobalto  da dove partire da dove tornare da guardare come un mare all'incontrario. Un'onda lunga che è un aereo che va e dove va non importa poi molto. 

Strade vecchie, strade nuove, in fondo, le solite. Quelle calpestate tutte le mattine, un passo dopo l'altro quando piove e quando no... e in fondo là, si ricomincia, altre strade, vecchie e nuove ancora.

Quante volte mi sono innamorato, ho creduto di esserlo veramente?  Quante volte ho creduto di sentire davvero le farfalle nello stomaco? Una, due, tre, innumerevoli volte perchè... perchè per cadere c'è sempre una motivazione fondata, perchè ti piace, mi piace, farmi trasportare dalle emozioni, dagli sconvolgimenti, dal non sapere chi c'è dietro capelli, occhi, sorrisi, labbra. Mi piace perdermi non sapendo dove andare o forse no, basta andare, cadere, ricadere, rialzarsi ogni tanto per provare a vedere come va e lasciarsi cadere ancora perchè poi diventa tutto come un gioco,  dove vinci, dove perdi che se ti innamori non importa il risultato, conta come ti senti, come ti fa sentire, l'attimo, il momento, il giorno, il segmento di vita che condividi con l'altro.

Cercavo un nido, un punto preciso nel mondo  quello in cui guardare il sole che nasce  il giorno che passa il tempo che si ferma. Il nido.

Dentro gli alberi, fra i rami e la luce, riflessi che riempiono l'otturatore  vivendo una vita propria. Si spostano, sembrano abbracciarsi e andare in un punto lontano da dove sono io.

Si allineeranno i pianeti, stasera all'ora del tramonto  chissà cosa succederà. Chissà se il mondo domani ci sarà,  chissà il mondo che aspetto avrà  dopo un tramonto così. Che colori porterà con se...

Siamo io e te  con una storia dal finale tutto da scrivere. Su fogli bianchi, si strisce di carta. È una storia che è partita, prosegue, va avanti.

Non è sempre facile, alcuni giorni sono più duri di altri. È la vita, ovvio. È quello che ti sei costruito in fondo. Lo so, non è facile allo stesso modo. Fare finta che si, va bene anche se non è così. Qualcosa dentro il tempo lo ha cambiato, lo ha indurito come sanpietrino. Non è sempre facile.

Il fumo non esce più  da molto tempo ormai da quando hai stappato l'ultima bottiglia l'ultima bottiglia di un tempo passato  di un mondo diverso  di mattoni cresciuti e poi caduti  di acqua e botti  di uomini e macchine...

Il mondo attorno può cambiare, può andare più veloce del traffico attorno. Il mondo cambia, una volta, due volte, non importa. Il tuo posto nella storia è rimasto lo stesso, lo stesso punto di riferimento  di due secoli di storia. Anche se il mondo attorno continua  a cambiare. Monumenti che rimangono del tempo che passa ma non cambia.

Sul boccascena c'è un omino, piccolo, coi capelli arruffati. Gesticola. Sembra agitato, di quell' agitazione  che sembra ironica. Urla, sorride, fa sorridere chi l'ascolta  e applaude. Riempie il boccascena. Gesticola fra i colori.

Guarda che sole oggi, anche se soffia forte il vento. Un vento che soffia da giorni, come un incontro cui non puoi rinunciare  in questa coda dell'inverno. Guarda che sole oggi che non scalda, che accende le giornate come lampada. È un sole di fine stagione che si prepara a quel che verrà.

Mi nascondo sotto un portico poca luce  un poco alla volta... che lo sguardo si abitua, prima di uscire dall'altro lato.

Io che non so stare senza caffè  tu che non rinunci al dolce che assieme passiamo poco tempo e lo addolciamo a modo nostro. Al solito posto, il tavolino che guarda fuori.

"Mi sono steso al tuo fianco, ogni notte da quando siamo qui. Ho ascoltato il tuo respiro riempire la notte e mi sono addormentato."

...eccoti lì  dove finisce l'orizzonte  qualcosa più di un puntino immobile un contorno familiare che ritrovo dentro un nome che arriva all'improvviso  la mattina, una mattina che non è come le altre.

Il foglio bianco  è quello che fa più paura. Quello che ti sfida, quello che scandisce col suo tempo il tempo che passa, se passa bene. Il foglio bianco è  una sfida di carta.

L'inchiostro, l'odore di china, il segno nero. La grafite, una sfumatura, virgola ironica sul foglio di carta. Passione dello stesso colore.

Mi manca lo sfondo dei miei giorni di bambino il giorno del mio compleanno. Il freddo che si muove tutt'intorno, l'aria che sferza il viso. La brina che si posa o cade o sale  su strade, prati, cose. Quel freddo che ti fa tenere strette le mani nelle tasche.

Avevo bisogno di una tavolozza di colori e carta. Fogli di carta e una matita. Non mi serviva altro. L'idea era già nella mia testa. Un segno un colore, ancora. Pigro e lento come un fiume. https://www.pinterest.it/gggiankygg/

Ascoltare in silenzio, sempre. Giorni, settimane senza dire una parola di più  di quel che serve. Posato su di un ramo, sopra un mobile, sempre senza gracchiare. In silenzio.

I giorni mai uguali uno all'altro. Penso, ti arrovelli, cerchi un pensiero, qualcosa di amico, qualcuno che tua una pacca sulla spalla. Un amico, quell'amico  con cui lamentarti e sorridere, bere il caffè.

Inizio dal mezzo, quello più veloce, quello più sicuro. L'inizio del viaggio  l'ho preparato a lungo aprendo libri e quaderni. L'ho preparato scattando foto, disegnando curve su strade che non conoscevo. Ho messo segnalibri su pagine che ancora dovevo scrivere.

È difficile da spiegare l'effetto che fa un mattino di gennaio trovarsi ad osservare un velo bianco  che ti riporta a dove tutto ebbe inizio.

Assomiglia ad un solo occhio, aperto spalancato su quel che rimane della notte o sul poco che ancora c'é  del nuovo giorno. Un lampione acceso,  una lampada a fargli compagnia  e' quel che rimane del tempo che fu.

Quante luci trovi ancora accese quando la notte si prepara a lasciare spazio al giorno? Quali luci rimarranno troverai accese ad aspettarti, forse accoglierti? Occhi aperti sul buio, luci che ristorano.

E la pioggia si placa, si ferma. Un temporale a sera iniziata, il plateatico che si anima di nuovo  Ricomincia la sera, la piazza con gli occhi lucidi.

Passa sempre un po' di luce, supera il filtro delle tende e allunga riflessi e ombre, disegna forme e colora  come un caleidoscopio. E' un mattino fra tanti, uno di quelli che assapori le luci e i colori oltre le tende.

E' quel momento della sera in cui tutto si fa silenzio, la città si chiude e si addormenta. Cerca calore e riparo dal freddo dell'inverno  che piano piano è arrivato  con il sole basso e la luna piena. E' quel momento in cui nel silenzio sento i miei passi,  un'auto in lontananza e l'aria fredda. Alzo la testa, osservo. Le luci accese alle finestre regalano ombre e giochi,  riflessi di inverno.