Storie Minime di Vita Quotidiana

Ho bisogno di un po' di luce, una di quelle sottili che entrano piano. Una di quelle luci sottili che entrano dall'alto, mi regalano un fascio di luce che si riempie di colori, riflessi. Un raggio di luce che entra a farmi compagnia.

Servono i colori, attaccati al muro, dentro a fondo nel cielo, un colore vivace e uno bianco e ripetere ancora, e ancora che i colori, i pastelli, i pennelli  fanno le giornate più belle.

Ad osservare immobile il tempo che passa lenti, goccia dopo goccia, pietra su pietra. Il tempo che passa spostando avanti le lancette, allungando verso l'alto  l'ombra di ore, giorni, momenti. Minuti immobili sul tempo che passa.

Mani grandi, che spostano pesi, che si tagliano, che si sporcano. Mani grandi, che accarezzano, che sfiorano, che scaldano e scrivono. Mani grandi, che cercano, che non trovano, che stringono. Mani grandi.

Il mondo andrebbe capovolto, messo sottosopra  per vedere da vicino quanto di bello abbiamo sopra di noi.

La curiosità  è una finestra aperta sulla città, una luce accesa  e camminare a testa all'insù. La curiosità è un decoro, una statua,  un arco. Marmi e balconi che osservano. La curiosità è tenere sempre le finestre aperte.

Ho solo voglia di scrivere, qualsiasi cosa passi da testa a carta senza virgole a fermarmi. È cura, terapia, passatempo, una casa dove star bene.

La tranquillità è nelle cose semplici, alzare gli occhi verso il blu, immaginarsi su di un'altana ad osservare mare e cielo.

Un cielo blu blu cobalto  da dove partire da dove tornare da guardare come un mare all'incontrario. Un'onda lunga che è un aereo che va e dove va non importa poi molto. 

Strade vecchie, strade nuove, in fondo, le solite. Quelle calpestate tutte le mattine, un passo dopo l'altro quando piove e quando no... e in fondo là, si ricomincia, altre strade, vecchie e nuove ancora.

Quante volte mi sono innamorato, ho creduto di esserlo veramente?  Quante volte ho creduto di sentire davvero le farfalle nello stomaco? Una, due, tre, innumerevoli volte perchè... perchè per cadere c'è sempre una motivazione fondata, perchè ti piace, mi piace, farmi trasportare dalle emozioni, dagli sconvolgimenti, dal non sapere chi c'è dietro capelli, occhi, sorrisi, labbra. Mi piace perdermi non sapendo dove andare o forse no, basta andare, cadere, ricadere, rialzarsi ogni tanto per provare a vedere come va e lasciarsi cadere ancora perchè poi diventa tutto come un gioco,  dove vinci, dove perdi che se ti innamori non importa il risultato, conta come ti senti, come ti fa sentire, l'attimo, il momento, il giorno, il segmento di vita che condividi con l'altro.

Cercavo un nido, un punto preciso nel mondo  quello in cui guardare il sole che nasce  il giorno che passa il tempo che si ferma. Il nido.

Dentro gli alberi, fra i rami e la luce, riflessi che riempiono l'otturatore  vivendo una vita propria. Si spostano, sembrano abbracciarsi e andare in un punto lontano da dove sono io.