Una storia che vorrei raccontarti - prima parte

È una storia un po' particolare, mia.
La storia di errori miei ma non solo.
Errori che mi hanno portato lontano da un affetto che sento tanto mio e che mi manca ogni giorno di più.
È la storia di una rincorsa che ho solo immaginato e che spero in cuor mio non sia davvero così lunga.

Prima parte

Il vecchio avanzava a fatica sulla sabbia alta e disordinata.
Sapeva di avere il respiro grosso e affannoso ma sapeva lui per primo di non potersi fermare.
Avanti, in un posto che faticava a mettere a fuoco, sentiva chiaro il rumore delle onde.
Rumore, soltanto il rumore.
La schiuma che si spegneva a riva.
La sabbia era alta e l'estate ancora un po' più avanti.
Ogni tanto rallentava ancor di più il passo per godere della brezza marina sul viso.
L'odore era di mare e di cielo e dietro, dietro la salsedine, il profumo.
Il suo.
E ogni respiro gli faceva bruciare gli occhi.

Più forte del bruciore agli occhi era la voglia di arrivare a riva.
Mentre il passo si faceva sempre più incerto il vecchio ricordava quel profumo.
Era più forte della salsedine, del vento e dell'odore di pineta.
Agrumi, il mandarino e il bergamotto, i cedri e lei.
Si fermò un attimo soltanto ad ascoltare il cuore prendere velocità.
"Un attimo solo, ti prego, ho bisogno di fermarmi."
La sabbia rapiva il piede per intero, arrivando alle caviglie.
La mano ossuta del vecchio lasciò andare quella forte e morbida della sua accompagnatrice. Gli girava un po'la testa e il mondo attorno ma era sicuramente la brezza.
"Ho bisogno di sedermi, sai, non ci sono abituato ormai..."
La ragazza guardò veloce attorno a sé e gli allungò nuovamente la mano forte e morbida.
" Vieni, poco più avanti c'è una panchina."
Parlò al vecchio indicando un luogo preciso. All'uomo sembrava indefinito e vasto, ma sapeva che si poteva fidare.
Allungò la sua mano ossuta e si lasciò portare, spostando la sabbia con le caviglie.
La voce, ecco.

La voce.
"Da quanto tempo non la sento?"
Un pensiero che di colpo pesava come un sasso, molto vicino al cuore.
Seduto sul legno tiepido della panchina, il vecchio chiuse gli occhi per ricordare la voce.
Aveva di quel timbro un ricordo nitido fra tanti sbiaditi dal tempo.
Portò entrambe le mani al mento e posò i gomiti appuntiti sulle ginocchia. Con la coda dell'occhio vide la ragazza seduta con la schiena appoggiata alla panchina, immobile ad osservare il mare.
Sembrava tranquilla, in pace con sé stessa. Il vento leggero le spostava i capelli in modo quasi affettuoso, sul viso, sulle spalle. Erano neri, lunghi e ricci.
Il vecchio si sistemò sulla panchina e girandosi verso la ragazza, le parlò.
Sorridendo.
"Una volta li avevo anche io ricci come i tuoi."
Le indicò i ricci sulla fronte e di riflesso le indicò i propri, candidi è un po'più radi di un tempo.
Lei sorrise da dietro gli occhiali da sole.
Dolce e affettuosa,come giorni lontani d'estate.
Sorrise anche il vecchio, tornando a guardarsi intorno.
Spiaggia, mare, immagini che sapeva di aver già visto e vissuto nel corso della sua vita.
Osservò un canneto al limitare della battigia. Ci vide un beccaccino riposare.

Il beccaccino.
Era seminascosto nel canneto. Colore grigio come le nuvole quando aspettano il temporale.
Il vecchio lo osservò.
Era piccolo, pensò, col piumaggio spettinato, probabilmente aspettava la mamma.
Pensò ad un altro pulcino, comodo nel suo nido, e ci pensò così forte che dietro le spesse lenti gli occhi ripresero a bruciare.
Era notte.
Altre notti così non ci sarebbero più state. Pianse, pianse tutte le lacrime che aveva stringendo il suo pulcino, ma non servì a cambiare la sua idea.
Un alito di vento lo distrasse da quel pensiero triste.
Guardò il beccaccino mangiare dal becco della mamma.
Sentì una mano fortemente delicata posarsi sulla spalla.
Era quella della ragazza.
Il vecchio le guardò il viso e le sorrise.
La sabbia ricopriva i loro piedi; era il momento di rialzarsi.

La ragazza era bella.
Era di una bellezza che al vecchio scaldava il cuore.
"Togliti le scarpe, così cammini facendo meno fatica."
La ragazza tirò fuori dalla borsa un sacchetto e ci pose con dolcezza le scarpe che il vecchio si era tolto.
Aveva scordato la piacevole sensazione della sabbia che passa fra le dita, grattando appena la pelle ad ogni passo. Era da tanto tempo che non la provava. Ricordava però che su quella sabbia c'era già stato.
" Vieni, adesso ci avviciniamo all'acqua. "
La mano sempre dolcemente energica della ragazza cinse le spalle ricurve dalla stanchezza dell'uomo.
" Ti piace?"
La domanda arrivò quasi addosso al vecchio che non se l'aspettava. Girò lo sguardo verso la ragazza.
Lei guardava qualcosa in fondo all'orizzonte. I capelli neri e ricci erano in balia del vento.
Il vecchio osservò per un lungo istante le lunghe ciglia racchiudere gli occhi verdi.
Gli occhi verdi.
Erano il ricordo perfetto che l'uomo teneva per sé.
Sorrise fra sé e sé anche se qualcosa gli strinse il cureore. Guardò la ragazza e le rispose.
" Si,molto. Era tanto tempo che non tornavo qui. O almeno mi pare che la spiaggia sia la stessa."
Abbassò, rattristato dalla sua stessa affermazione, lo sguardo.
Sentiva ancora addosso la mano della ragazza. Gli dava sollievo sicurezza.
"Si, lo so che è passato tanto tempo."
La risposta era stata immediata e sicura.
Non ne era sicuro ma per un istante gli era parso di sentire un tono nostalgico.
Abbozzò un sorriso e tornò a guardare la sabbia che ora gli nascondeva i piedi.
La sabbia.

Sabbia.
La sentiva fra le dita dei piedi. Salivano e scendevano, i granelli, portando con sé il ricordo del fastidio che provava da bambino, quando correva sulla spiaggia tenendo forte la mano del padre.
Un ricordo lontano, troppo lontano, ma vivo come fosse ieri.
La sabbia lo copriva fino alle caviglie. Fredda, gli toccava i piedi ad ogni passo. Si divertiva nonostante la fatica.
La mano della ragazza gli accarezzò la nuca, come una madre.
"Stai bene?"
Annuì sorridendo da dietro le spesse lenti.
"Si, ad ogni passo mi ricordo qualcosa di bello."
La ragazza di scostò un riccio dagli occhi, e facendosi per un attimo seria gli rispose.
"Anche io, ma non molto. È durato poco."
Il vecchio continuò a camminare e a ricordare. Vide dietro di sé le orme allungate, di un passo pesante.
Un altro ricordo.
Un passeggino e una giornata al mare.
Anni prima, stesso littorale.
Ora ne era sicuro. Riconosceva il pontile davanti a loro due.
La osservò per un lungo istante.
Gli piaceva; il sorriso sulle labbra quasi disegnate, gli occhi nocciola e i lunghi capelli scuri e ricci, mossi dal vento.
Gli piaceva che fosse lei a guidarlo sulla spiaggia. Lo faceva con spirito quasi materno.
Sentiva che lei era qualcosa.
Un ricordo che riscaldava che per qualche ragione aveva fatto un giro enorme, lontano.
La sabbia gli prudeva fra le dita ma quel po' di fresco sotto le piante dei piedi gli piaceva.
L'ombra del pontile lo sorprese.

Il pontile.
Gli ricordava un'altra pausa.
Seduti sulla sabbia tiepida e più umida.
Con le ginocchia ossute strette al petto il vecchio osservava il mare attraverso i piloni in cemento che sostenevano la passerella sopra di loro.
La marea bassa lasciava emergere da ogni pilone un decoro naturale e irregolare di cirripedi e molluschi.
La mano della ragazza giocava con la sabbia; giocava ad afferrare quanti più grandi possibili e a lasciarli ricadere sul dorso del piede.
Ora che erano più vicino all'acqua i rumori erano tutti più chiari. La brezza aveva aumentato la sua potenza. Era un piacevole rumore di sottofondo che riportava il vecchio ad anni lontani, su altre spiagge, e forse anche a quella ma la memoria già da un po' non lo aiutava, quando il suo lavoro di barman gli regalava ancora emozioni.
Guardava la ragazza vicina, stendere le lunghe gambe in parte scoperte, e giocare con la sabbia.
Si chiese se lo avesse fatto altre volte in passato, se da bambina quello fosse il suo gioco preferito.
In quello zibaldone di ricordi il rumore delle onde sui piloni era il rumore più adatto.

Onde.
"Mi ricordo che ero stesa qui con la mamma e la nonna."
La ragazza ruppe il silenzioso rumore in cui il vecchio si trovava, all'improvviso.
L'uomo si girò, sorpreso.
"Hai una bella voce."
Si, la voce era bella e lo faceva planare ogni volta nella sua isola della tranquillità.
Non era sicuro di quanto la ragazza avesse detto.
"Scusami, non ti ho sentito bene. Ero perso nei miei pensieri. Sai, a noi anziani capita..."
Lo disse sorridendo, un po' per scusarsi e un po' perché non voleva che la ragazza se la prendesse.
Lei lottò ancora un po'coi riccioli che le accarezzavano il viso e sembrò guardare lontano per cercare la risposta più giusta.
"È passato tanto tempo, non so neanche se i ricordi che ho sono veri o meno. Li ricordo così, forse, come avrei voluto che andassero."
Inconsciamente o meno, la ragazza scosse un po' la testa sorridendo sempre con dolcezza.
Il vecchio percepiva nelle sue parole una dolce malinconia.
Non disse nulla, restò in attesa.
Di qualsiasi cosa.
La ragazza posò il mento sulle ginocchia e continuò con la mano a far cadere la sabbia sui piedi.
Lontano, dietro di loro sulla pista ciclabile, un cane correva abbaiando col suo padrone.
La ragazza lo sentì e posò l'altra mano sulla spalla del vecchio.
"Ti ricordi il cane?"
Il rumore delle onde e un gabbiano che volava troppo vicino quasi nascosero il dolore del vecchio, che sussurrò la risposta.
"Si..."
Con tanti punti di sospensione, con tanto peso in quell'unica parola.
Il cane.

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