Una storia che vorrei raccontarti - quarta parte

Quarta parte

Amore.
Più volte il vecchio si era chiesto cosa avesse voluto dire quella parola per lui.
Aveva ricordato un passato troppo da viveur e forse tutto quello che era successo poi aveva avuto un suo senso, una speciale giustizia divina.
Con un prezzo forse troppo esagerato.
Si era più volte chiesto se aveva fatto sempre le cose giuste e spesso le risposte erano no.
La ragazza riusciva a tranquillizzarlo anche in quel suo modo silenzioso di osservarlo.
Le guardava gli occhi; gli occhi lo avevano colpito subito. Ricordavano il verde delle colline, le sue, una zona che conosceva bene.
Erano il suo buen ritiro quando periodicamente la sua vita prendeva discese pericolose
Dentro di quegli occhi trovava la forza di non far scendere piccole lacrime anche se era una battaglia dura.
La sabbia cominciava ad essere un po'più fresca ma nessuno dei due dava segno di volersi alzare.
Il vecchio posò nella sabbia la bottiglia d'acqua e cercò di rispondere alla domanda della ragazza.
"Mi chiedi se l'amavo? Si, la risposta è si, anche se poi fu un continuo rincorrersi in litigi ed incomprensioni. Le nostre e quelle purtroppo di altre persone. Ho sempre cercato di andare avanti e quando trovammo una casa tutta per noi, credimi, toccai il cielo con tutta la mano..."
Non ce la fece.
Le lacrime presero a scendere dietro gli occhiali, stavolta più abbondanti, tanto da annebbiargli la vista.
La ragazza vide la difficoltà dell'uomo e gli si fece poco più vicino. Non gli chiese nulla ma semplicemente lo accarezzò.
La mano morbida percorse la guancia rugosa del vecchio e si fermò su quella spalla così strana, cadente, quasi che ne mandasse un pezzo.
Il vecchio aprì un po' la bocca e non parlò.
Capì che lei non avrebbe chiesto nulla, solo che lui continuasse il racconto.
"Non mi sembrò possibile e invece si avverrò tutto. E forse convivendo abbiamo iniziato ad allontanarci. Quantomeno lei..."
Col sole basso che allungava l'ombra del pontile sulle sue gambe il vecchio si perse nei suoi pensieri.
Che anno era?
Erano passati tanti, troppi anni, e forse ancora di più lui ne aveva lasciato passare senza fare nulla.
Sentiva il fresco umido della sabbia sulle gambe.
Alzò lo sguardo oltre la ragazza, seguendo una linea imprecisata sull'orizzonte; da dietro le spesse lenti poteva essere qualsiasi cosa e si spostava verso il sole che lentamente, su quella linea stava scendendo.

Colori.
Ci sono colori che non vanno via, che rimangono come vernice indelebile sul cuore.
Dove fa più male.
Che colore aveva questo?
Verde, lo stesso verde degli occhi della ragazza che ora stava avvolgendo le strane spalle del vecchio con una pashmina leggera.
Attorno a loro avevano iniziato a planare alcuni gabbiani dall'espressione curiosamente stanca.
"Se ne hai voglia torniamo verso il lungomare. Fra poco il vento sarà più fresco e non sarà così gradevole."
Allungò la mano morbida e forte verso quella ossuta ed incerta del vecchio.
Un po'di fatica a rimettere in moto le articolazioni provate dall'immobilità e il vecchio fu in piedi come la ragazza.
Lei gli sistemò il ciuffo con le dita e sorrise.
Il vecchio le guardò i denti bianchi e ne respirò ancora il profumo di agrumi.
"Grazie...torniamo verso la panchina...vento e buio lì non ci daranno fastidio..."
La ragazza lo aiutò con le scarpe e gli passò il braccio nel suo e con leggerezza si incamminarono verso il lungomare, da dove erano arrivati.
Il vecchio sentiva il calore delle sue mani sull'avambraccio.
La guardò e con affetto le accarezzò la mano.
Sorrise.
L'amava?
La domanda gli galleggiava dentro ormai.
"L'amavo sai? Quando ero giovane l'ho cercato in tante donne, mi sono pure sposato e mi sono comportato male, ma con lei ero convinto di aver trovato il colore giusto per me."
La ragazza lo seguì, lo guardò sorpresa.
"Colore? Cosa vuoi dire?"
"Che tutti noi abbiamo un colore che ci attrae, che ci rilassa, che ci fa star bene. Io adoro, ad esempio l'arancione. Lei era il mio blu, cobalto, come il mare. Potevo tuffarmi e non avrei mai toccato il fondo..."
Vide la ragazza aggrottare un po' le sopracciglia e mordersi nervosamente le labbra.
"Vivevo di corsa. Mio figlio cresceva, iniziava le scuole, il lavoro mi portava via più delle ore consentite...ho sempre cercato di non trascurarla, di esserle sempre vicino..."
La voce si increspò quasi a voler somigliare al mare in quel momento.
Il ricordo stava dolorosamente salendo e il vecchio deglutì per non piangere.

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