Una storia che vorrei raccontarti - undicesima parte
Il vecchio estrasse dalla tasca il pettinino e iniziò nuovamente a suonarlo.
Le lacrime inondavano il viso della ragazza, ma le indossava quasi contenta.
Si asciugò gli occhi e, saltellando sulla panchina, si avvicinò all'uomo.
Il vecchio rimase sorpreso nel sentire che una cascata di riccioli si appoggiava sulla sua spalla ossuta.
Il tramonto avanzava pigro, sfumava lentamente nella sera accogliendo i loro sguardi.
La ragazza respirò piano e abbassò le palpebre, mentre correva rapida dove il ricordo la stava aspettando.
La scatola.
Grande, di cartoncino colorato.
Era decorata con disegni originali, non stampati.
Da adolescente li aveva guardati con curiosità, ma sua madre l'aveva rimproverata, usando per la prima volta un tono severo.
Da allora quella scatola chiusa era stata la sua compagna silenziosa.
La curiosità si era ritratta, ubbidiente.
Poi la lettera.
La sorpresa, l'emozione.
"Sono passati tanti anni, tante feste, tanti compleanni che a modo solo mio ho festeggiato. Questi sono i regali che avrei voluto aprisse con me..."
La ragazza si ridestò dal torpore e sentì che i dubbi, dentro, pungevano ancora.
Adesso qualcuno poteva aiutarla a capire.
"Come hai fatto a vivere poi?"
Vivere.
Andare avanti, oltrepassare la sconfitta.
L'uomo ricordava.
I momenti in cui il riavvicinamento era parso così vero sa potergli allungare una carezza, poi lo strappo dell'addio, definitivo e totale, perso tra piccoli e grandi gesti, paure e tensioni.
Un ricordo sovrastava gli altri.
Si innalzava su tutti, potente.
La voce di bambina, il cane solitario e paziente, nel giardino un pozzo ricoperto di calendula.
E, ancora, la fatica di un nuovo amore, separato dal suo arancione ormai lontano.
Tamburellò ancora le dita sulle ginocchia, cercando immagini oltre il gelo delle lacrime.
I riccioli della ragazza restavano appoggiati sulle sue spalle, profumati e preziosi.
Smise di tamburellare e in un gesto affettuoso le posò una mano sulla testa.
Nuovamente un cane abbaiava, in lontananza.
Piena di emozione, la ragazza respirava l'aria fresca della sera.
Ripensava.
Aprendo la scatola, un piccolo mondo di oggetti le si era rivelato.
Li aveva accarezzati, uno a uno, quasi a dire loro che non erano più soli.
Si era soffermata soprattutto sul pelo morbido e lieve di un peluche bianco e rosa, che aveva estratto dal pacchetto in cui era rimasto chiuso per tanto tempo.
Un cagnolino.
Sul collare, un biglietto.
Sul biglietto, "Ti amo!".
Tutti i pacchetti della scatola erano accompagnati da quelle parole, la grafia era identica a quella della lettera.
Adesso, mentre abbandonava la testa sulla spalla del vecchio, riusciva a intravedere il senso di ogni cosa. Il tocco leggero della mano ossuta sfiorava i suoi riccioli . Liberare le lacrime e ascoltare ancora, non desiderava altro.
"Ho vissuto. Ho provato con fatica a dare significato a quella situazione..."
Parlando, stringeva piu' forte la mano sui capelli della ragazza.
"Ho avuto la mia seconda possibilita' e l' ho vissuta meglio che potevo , sempre con un peso di troppo sul cuore..."
Il beccaccino dormiva nel canneto. Il gabbiano curioso era infine volato altrove, attraversando rapido il cielo che stava cambiando colore.
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