Una storia che vorrei raccontarti - nona parte
Il vecchio asciugò la lacrima.
Sapeva che lei aveva visto la sua difficoltà.
Sentiva, posati sulla sua anima, quegli occhi verdi.
Grandi, curiosi, allegri.
Lo scrutavano ad ogni respiro.
"Le tue domande. Sembri custodirle da tanto tempo."
La ragazza chiuse un po'gli occhi e il vecchio percepì la sua esitazione, ma rimase in silenzio.
"Forse è così..."
Rispose.
"Sono uscite all'improvviso, quando non me lo aspettavo. Credo di averle avute dentro da sempre."
Sospirò.
"Quasi sempre."
Il vecchio fissò la ragazza.
"Cosa intendi dire?"
Chiese aggrottando la fronte.
Il tempo, si dice, è galantuomo.
Era ora, forse, che intervenisse a sistemare ogni cosa.
Entrambi sapevano che nulla di quanto detto era superfluo, che tutto stava uscendo così come doveva.
Senza timori né filtri.
Il vecchio si massaggiò il collo, come quando si preparava a dire qualcosa di importante.
La ragazza si alzò in piedi. Abbracciandosi, cercò un punto oltre il pontile, oltre le luci del ristorante, oltre le voci e i rumori che attorno a loro stavano aumentando.
Il sapore di quella notte tornò da lui ancora una volta.
"Piangevo tanto, in ginocchio,sperando che rimanesse.
La guardavo mentre scuoteva la testa.
Non aveva cambiato idea.
Raccogliere le proprie cose e salutarsi, non si poteva fare altro.
Nel vuoto di una sconfitta da cui non si riparte.
Mentre sentiva arrivare le lacrime, il vecchio batté entrambe le mani sulle ginocchia, inconsapevolmente.
La ragazza si voltò ad ascoltare quel pianto silenzioso e pesante.
Tanti puntini luminosi e umidi brillavano nei suoi occhi verdi, a ferire la penombra.
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