Una storia che vorrei raccontarti - quinta parte

Trascurarla.
Questa era stata, forse, la colpa maggiore del vecchio.
O almeno, era questa la conclusione a cui lui era arrivato nel corso degli anni.
Dopo che tutto era ormai accaduto.
Tante domande solitarie, sotto la doccia, tornando a casa con l'ultimo autobus, semplicemente perché tornare non aveva più senso.
Adesso, mentre si reggeva al braccio di quella ragazza così bella, il vecchio tornava ad episodi ormai lontani.
Si fermò un solo istante, osservò il canneto vicino al pontile.
L'indomani il beccaccino sarebbe stato in grado di procurarsi il cibo da solo?
E il suo pulcino, quando l'aveva fatto?
E poi?
Tante cose non sapeva. Una vita intera, ormai.
"Vuoi fermarti ancora un po'?"
" No, grazie. Ripensavo al beccaccino e al mio pulcino. Sai, tanti anni fa ne avevo uno tutto mio, ma non ho avuto il tempo di insegnarli a cacciare le vongole..."
La ragazza gli accarezzò il braccio.
Ripresero il cammino e il racconto.
"Penso di averla trascurata per paura di perderla. Lo so,non suona bene, ma ti assicuro che è vero..."
Vicino a loro, un gabbiano saltellava nell'aria stanca della sera.
Per un istante li fissò girando a scatti la testa, prima a destra poi a sinistra.
Volò via.
La panchina che li aveva accolti all'arrivo, ora li stava aspettando.
"Vieni. Sediamoci qui, ancora un po'."
Il vecchio sorseggiò nuovamente e poi appoggiò entrambe le mani sulle ginocchia.
"Quando venivo qui con mamma e nonna mangiavo sempre il gelato in quella gelateria lì."
Indicò un edificio bianco e basso dove campeggiava la scritta grande e colorata di una finanziaria.
"E facevo lunghe passeggiate per andare a vedere le barche attraccate al porto della Marina."
Per la prima volta in quello strano pomeriggio, la ragazza si lasciò andare.
Il vecchio ascoltava le sue parole, attento, sforzandosi di carpire ogni sfumatura.
"Ti divertivi tanto qui?"
"Si, è stato parte integrante della mia infanzia."
Senza che lei se ne accorgesse, stava cercando dentro di sé un colore che si adattasse a quella giornata.
"Sai, tanti anni fa lei se ne andò...me lo disse una domenica sera quando rientrai dal lavoro..."
Un sospirò, uno sbuffo.
"Decise sa sola, senza parlarne...decise che non eravamo più fatti per stare insieme. Tornò da sua madre la sera di Halloween..."
Scosse la testa, ancora un po'incredulo.
"È stata dura ricominciare?"
Lo chiese di getto.
La risposta arrivò altrettanto veloce.
"Si, tanto. Forse troppo. Dimagrii tanto in un solo mese e stavo tutto il giorno al lavoro..."
Pausa.
"Ma non mi mancava solo lei, i nostri tre anni assieme, né quello che avevano costruito...e distrutto..."
Pausa.
La ragazza ascoltava silenziosa.
Un altro gabbiano, o forse lo stesso, ascoltava poco lontano, chinando a scatti la testa.
"Mancava il mio tutto. Nella vita si può sempre ripartire e migliorare, ma quel primo di novembre cominciò piano a colorare di nero il mio arancione."

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