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Visualizzazione dei post da luglio, 2019

Io & Lui

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Eccoci qui, io e lui. Il piccolo di casa che cresce troppo in fretta, che mi guarda dal divano Io e lui, lo perdo di vista, lo vedo come non vorrei e mi accorgo che il tempo è sempre più ridotto e mi perdo i suoi passi dietro i miei. Eccoci qui, io e lui. Guardiamo avanti dentro lo specchio, che il tempo, questo, non ci sfugga ancora. È il piccolo di casa, è grande, robusto e forte e ha il suo sorriso. I suoi occhi e i suoi nei. Siamo io e lui in un giorno d'estate. Tutto qui.

Ti porto a fare un giro

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Compagnia Svago Solitudine Voglia di andare Tutto insieme, allo stesso momento La voglia di camminare Camminare senza sosta Se fa caldo Se fa freddo Andare Comunque

Le comari del paesello

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Cosa succede al rientro al paese dopo anni di assenza? Succede qualcosa di bello, quanto scoperto e detto ne "L'importanza di chiamarsi Mario", ma c'è un lato ambiguo, negativo e positivo al tempo stesso. Ironico, di quell'ironia che trovi nei racconti di paesi di campagna, quelli con la nebbia di calore già il mattino e le comari in strada davanti casa, il pomeriggio "a far filò". Capita quindi, in questo caso, di rivivere situazioni sempre uguale ma affettuosamente tragicomiche. "In questi giorni l'unica cosa che mi ha un po' infastidito son state quelle quattro, cinque anziane, amiche storiche dei miei che mi han salutato. Niente di strano per carità, ma avete presente il paese?30/36° da mattino a sera, quindi nel 90% dei casi girano per le calli con addosso un prendisole leggero. Capo che già ci suo fa sorridere. Il saluto al piccolo di casa, che sarei io, esordisce sempre con "ma tu sei?"lasciando dopo il punto interrogati

L'importanza di chiamarsi Mario

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Fine primavera, arriva prepotente il caldo  della bassa Padana, quello afoso, appiccicoso, denso di nebbia mattutina. Torno a casa dopo anni, dopo tanti giorni passati a fare altro; a lavorare, vedere crescere figli, cercare di tenere vivo un qualsivoglia rapporto umano quasi sentimentale. Insomma, a vivere. Il ritorno, si diceva. Torno per cause di forza maggiore, come verrebbe da dire; torno perché mio padre è caduto dalla bicicletta, come credo capiti a migliaia di persone ogni giorno nel mondo, e cadendo ha rotto un femore, come credo capiti a migliaia di persone ogni giorno nel mondo, e ora è all'ospedale e a me di chiamarlo e basta non è sufficiente. È un viaggio breve sul numero effettivo di chilometri da percorrere ma lungo sul numero di treni su cui scendere e salire per arrivare a destinazione. E la mia destinazione finale è il mio paese natale, il paesello perso lungo la strada statale Romea e i campi di grano definiti da ragnatele di canali e scoli, a comporre

G & M

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Sono momenti veloci, intimi, intensi , chiusi fra due attimi: l'inizio e la fine. Uno Yin ed uno Yang col cuore impazzito, impossibile da gestire. Sono momenti che sono morbidi, come è morbida lei, sopra le lenzuola, sotto i portici della città, che è vecchia ma è nuova, tutta per noi due. La rivedo nei pensieri lungo più di venti anni, ogni volta che la incrocio, il ricordo  mi bussa e non posso non aprire, anche se da qui è difficile e fa male. La rivedo adesso, mi rivedo coi capelli bianchi che cammino ancora per la città, che è più o meno come ma ricordo. Cambiano i dettagli, particolari che si fanno ora grandi ora piccoli, a seconda dell'intensità con cui il ricordo sale. Sotto gli stessi portici, seduto allo stesso caffè sento le mie labbra col suo sapore, il torpore che scivola dal cuore alle punte delle dita. La rivedo, me la immagino nuda, nello stesso letto ad osservare l'alba che arrivava. Sento il sapore della sua voce; tengo le mani in tasca mentre o