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Visualizzazione dei post da giugno, 2018

Una storia che vorrei raccontarti - nona parte

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Il vecchio asciugò la lacrima. Sapeva che lei aveva visto la sua difficoltà. Sentiva, posati sulla sua anima, quegli occhi verdi. Grandi, curiosi, allegri. Lo scrutavano ad ogni respiro. "Le tue domande. Sembri custodirle da tanto tempo." La ragazza chiuse un po'gli occhi e il vecchio percepì la sua esitazione, ma rimase in silenzio. "Forse è così..." Rispose. "Sono uscite all'improvviso, quando non me lo aspettavo. Credo di averle avute dentro da sempre." Sospirò. "Quasi sempre." Il vecchio fissò la ragazza. "Cosa intendi dire?" Chiese aggrottando la fronte. Il tempo, si dice, è galantuomo. Era ora, forse, che intervenisse a sistemare ogni cosa. Entrambi sapevano che nulla di quanto detto era superfluo, che tutto stava uscendo così come doveva. Senza timori né filtri. Il vecchio si massaggiò il collo,  come quando si preparava a dire qualcosa di importante. La ragazza si alzò in piedi. Abbracciandosi, cercò

Una storia che vorrei raccontarti - ottava parte

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Le domande. Lo colpivano sempre vicino al cuore. Inevitabilmente. In quella lunga giornata aveva parlato tanto, come da anni non gli capitava. Neanche con i figli si era mai rivelato fino a quel punto. "Si, me la sono sempre cavata bene col disegno...anche con le parole, sai?" Glielo disse inclinando un po'il capo, con un gesto quasi fanciullesco. Lei non rispose. "Per tanto tempo ho sperato di diventare uno scrittore, ma la vita ha tenuto il sogno nel cassetto. Talvolta penso non sia stato un errore..." La ragazza si spostò dagli occhi un lungo ricciolo e riprese ad ascoltare. Il volto dell'uomo le apparve allora malinconico e gentile. Aveva l'aspetto di un nonno, forse lo era, con quel sorriso quasi privo di denti. Per un attimo lo vide la mano ossuta, quasi a indicare un punto imprecisato nel mare che stava vestendosi da notte. "Ti ho detto che mi sentivo bene... Per tutto quel tempo mi sono sentito un padre, come lo era il mio."

Una storia che vorrei raccontarti - settima parte

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Due arancioni. Lo stesso colore. La stessa intensità ma con sfumature tanto diverse da poterli vivere separatamente. Sembrava strano ma era veramente così. Suo padre. Sempre in ordine, impeccabile, anche quando il vento scompigliava i capelli. In questo ricordo si era perso il vecchio, ascoltando il pettinino di osso che suonava. A un tratto lo ripose nel taschino della camicia. Nello stesso istante arrivò la mano della ragazza a spettinarlo, di nuovo, rapida come il dispetto di una bambina. E assieme, la sua risata. Rise anche lui, trascinato in quell'improvviso momento di serenità. "Non mi sono mai piaciuti i capelli in ordine. Quando sono un po' lunghi bisogna lasciarli liberi di andare." Arancione. Due. Tonalità diverse, una oscurava l'altra. "Perché mi hai seguita qui al mar senza pensarci? Avrei potuto portarti in qualunque altro luogo..." Era vero. Eppure la sua risposta positiva era stata immediata. Gli era bastato guardarla per

Una storia che vorrei raccontarti - sesta parte

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Tutto. In quelle cinque lettere racchiudeva quello che aveva provato. Ora gli anni passati erano tanti che quasi non ne ricordava il numero esatto, eppure un angolo nascosto del suo cuore continuava a fare male. Tutto. "Iniziai a rifiutare anche il colore che tanto mi piaceva..." Sorrise amaro, toccandosi la nuca. Lei lo fissò. Silenziosa e serena come sempre. Il vecchio notò che la ragazza aveva incrociato le gambe, come a voler meditare. Lo sguardo era fisso su di lui. "Cosa intendi dire? Avevi paura del nero? O l'arancione non ti piaceva più?" Il vecchio annuì col capo. "Mi faceva paura, l'arancione...aprivo la porta e mi colpiva ma era come una tela dipinta a metà, graffiata..." Nuovo sospiro. La mano sulla sua. Morbida. Ancora. Il vecchio di chiese che lavoro facesse la ragazza, quale fosse la sua vita oltre i confini di questa giornata, di questa spiaggia. Ripensò alla sua visita inaspettata, ai lunghi capelli ricci arrivati

Una storia che vorrei raccontarti - quinta parte

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Trascurarla. Questa era stata, forse, la colpa maggiore del vecchio. O almeno, era questa la conclusione a cui lui era arrivato nel corso degli anni. Dopo che tutto era ormai accaduto. Tante domande solitarie, sotto la doccia, tornando a casa con l'ultimo autobus, semplicemente perché tornare non aveva più senso. Adesso, mentre si reggeva al braccio di quella ragazza così bella, il vecchio tornava ad episodi ormai lontani. Si fermò un solo istante, osservò il canneto vicino al pontile. L'indomani il beccaccino sarebbe stato in grado di procurarsi il cibo da solo? E il suo pulcino, quando l'aveva fatto? E poi? Tante cose non sapeva. Una vita intera, ormai. "Vuoi fermarti ancora un po'?" " No, grazie. Ripensavo al beccaccino e al mio pulcino. Sai, tanti anni fa ne avevo uno tutto mio, ma non ho avuto il tempo di insegnarli a cacciare le vongole..." La ragazza gli accarezzò il braccio. Ripresero il cammino e il racconto. "Penso di av

Luce

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Succede, la cerchi in mezzo al verde, dietro gli alberi... sai che è lì, dietro le chiome e ti scalda... anima e cuore come fosse una cosa sola ed è allora che succede, che scoppia la luce, che ti scalda...